“Lo scioglimento del Comune di Guardavalle, e il conseguente insediamento della commissione prefettizia, determinato dalla relazione della Commissione d’accesso ministeriali, allunga l’elenco degli enti locali che anche nel 2021, non passato l’attento vaglio delle istituzioni chiamate a valutare la refrattarietà alla pervasività mafiosa. Nell’attesa di conoscere le motivazioni che hanno spinto il Consiglio dei Ministri a mettere fine anticipatamente all’amministrazione rieletta nel 2018, convinti che l’operato degli Enti locali non può prescindere dal rispetto della legalità e delle norme, riteniamo opportuno anche sia necessario avviare una seria riflessione sulla necessità di rivedere la legge sullo scioglimento dei piccoli comuni”. E’ quanto afferma il segretario generale della CGIL Area Vasta di Catanzaro-Crotone-Vibo, Enzo Scalese.
“Il ragionamento da cui partiamo è che non si può tutelare la dignità del lavoro e i diritti dei lavoratori in Calabria se non si combatte la ‘ndrangheta. Ma tocca alla politica bonificare il terreno in cui la criminalità è pronta ad affondare le radici dell’anti Stati – sostiene Scalese – partendo dall’individuazione di liste di candidati che siano in grado di costruire una classe dirigente capace, onesta, trasparente. Questo è il primo presupposto per sostenere le forze dell’ordine, la magistratura e le istituzioni nel contrasto alla prepotenza criminale. Quello dello scioglimento dei consigli comunali per infiltrazione mafiosa è sicuramente efficace, ma da solo non fa da scudo alla permeabilità della ndrangheta e all’aggressione criminale subita dagli enti locali e dalle comunità vittime della prepotenza criminale – afferma il segretario generale della CGIL Area Vasta – Tocca alla politica supportare l’azione della magistratura con nuove regole che ad esempio si occupino di un maggiore controllo amministrativo degli atti per evitare, ad esempio, l’uso spregiudicato delle risorse pubblico”.
“Molto spesso l’esperienza del commissariamento non è stata incisiva come si sperava, e questo non certo per responsabilità dei funzionari inviati che si sono ritrovati a gestire l’emergenza senza potere contare su risorse economiche ed umane adeguate – sostiene ancora Scalese -. Secondo uno degli ultimi report dell’associazione Avviso pubblico, la quasi totalità degli enti commissariati versa in condizioni finanziarie precarie, col rischio di una maggiore vulnerabilità rispetto a ulteriori tentativi di infiltrazione criminale. Un quarto dei comuni sciolti per condizionamento o infiltrazioni criminali, ha dichiarato il dissesto finanziario o avviato la procedura pre-dissesto, spalmando sulla popolazione, ma anche sulle generazioni future, il peso economico della crisi strutturale dei bilanci, causata anche dalla mancata difesa dell’interesse pubblico e del ripristino della legalità. Proprio in queste realtà quella del ripristino della legalità e di adeguati livelli di efficienza dell’azione amministrativa è una necessità imprescindibile”.
“La ‘ndrangheta dove è presente non può che condizionare anche il voto, e condizionare il voto significa condizionare l’attività dell’amministrazione che sarà eletta. Questo significa che, comunque, dove le infiltrazioni dei clan sono un problema non basta puntare al commissariamento come unica soluzione – conclude ancora Enzo Scalese -. Ecco, forse sarebbe il caso di aprire una riflessione quanto più ampia e approfondita possibile per arrivare a diminuire gli scioglimenti dei comuni per mafia: sarebbe questa la vera vittoria”.