Brutta tegola per Manpower, colosso del settore somministrazione del lavoro condannato dal Tribunale el Lavoro di Catanzaro per comportamento discriminatorio. Secondo i giudici, alla lavoratrice S. B. è stato impedito di svolgere la propria attività a causa della sua condizione di madre. Si tratta di una vicenda purtroppo simile ad altre con protagoniste donne nellamedesima condizione.
Nella sentenza n. 62/2021 del 29 gennaio scorso è evidenziato come risulti più «semplice» «soddisfare l’interesse del cliente utilizzatore somministrando a questi un lavoratore o una lavoratrice non in stato di gravidanza, piuttosto che una dipendente “problematica”, qual è una lavoratrice madre, con il sempre correlato “pericolo” dell’esercizio dei diritti ad essa garantiti per legge e per contratto».
Eppure, fin dall’assunzione a tempo indeterminato, S. B. ha sempre lavorato raggiungendo soddisfacenti risultati non solo per Manpower, ma anche per l’impresa utilizzatrice. Nel caso specifico: una grossa multinazionale. Tuttavia, una volta terminata l’astensione obbligatoria per maternità, a S. B. veniva preferita un’altra lavoratrice senza figli per lo svolgimento delle stesse identiche mansioni.
Tale decisione è stata però ritenuta illegittima, perché discriminatoria, dal Tribunale del Lavoro, che ha obbligato Manpower a risarcire la lavoratrice. «È una sentenza molto importante – ha dichiarato l’avvocato Danilo Colabraro, che a tutela delle lavoratrici discriminate ha già conseguito numerose vittorie -. La discriminazione di genere è purtroppo ancora terreno poco battuto nei nostri tribunali, nonostante sia conclamato che le donne, e tanto più le mamme, abbiano maggiore difficoltà a entrare nel mondo del lavoro e a rimanerci in condizione di parità».