209 miliardi sono una cifra stellare, che noi nati con le lire nemmeno immaginiamo, e “per poco il cor non si spaura”.
Passata l’emozione, e a mente fredda, ricordo ai lettori quanto segue:
- Una buona fetta sono un prestito da restituire.
- Un’altra buona fetta viene dalle quote che versa l’Italia all’Europa.
- Se tutto andasse non bene ma benissimo, se ne parla a settembre, per avere effettivamente un centesimo.
- Per il momento siamo al vecchio detto: “Chiacchiere e tabeccher’e lignu, u Banc’e Napuli non d’impigna”.
Ciò premesso, facciamo finta che arrivino 209 miliardi: che ne facciamo? O, più esattamente, che ne deve fare, Draghi? Ad oggi, 5 febbraio 2021, non mi pare di aver sentito brillanti idee né dall’ex Conte né dalla sua maggioranza né dall’opposizione.
Tranne una, implicita e che serpeggia a 361 gradi del PUSP (Partito Unico Spesa Pubblica), che di fatto ha il potere in Italia: spendere soldi, inclusi i monopattini e i banchi a rotelle.
Insomma rischiamo la sorte grama di un morto di fame che vinca il superenalotto da un mare di soldi… e dopo sei mesi di lussi e spese è in galera per fallimento. Ragazzi, ricchi si nasce…
Io che farei, di 209 miliardi? Bah, così, alla buona, ve lo dico:
- Manco un euro di assistenza, con la sola eccezione di accertati malati e disabili gravi; e solo finché non guariscano.
- Tutti gli altri, si devono guadagnare il pane con il sudore della fronte, come si legge nella Genesi. O, come scrive san Paolo, Chi non vuole lavorare neppure mangi. È chiaro? NOTA: Ci sono infiniti modi di lavorare, tranne uno: l’ozio.
- Urge aiutare i cittadini italiani che mettano al mondo figli. NOTA: I primi tre punti, meglio in servizi, e pochissimo e niente in denaro.
- Opere pubbliche a ritmi incalzanti: esclusi, ovviamente, i Benetton; e comunque, controlli tirannici su prezzi, qualità e tempi. Le opere pubbliche, utili in sé, generano onesto indotto. NOTA: Se arriva il Corbelli di turno a chiedere una fermata TAV ogni dieci chilometri, aizzargli addosso i cani di Cortés.
- Ammodernamento obbligatorio delle attività produttive, con particolare sguardo all’agricoltura. Se il nonno, ovviamente barone, faceva diversamente, peggio per la Buonanima e per i nipoti.
- Quota 100, anche di meno, per svecchiare uffici e scuole.
- I neopensionati, per passare il tempo si organizzino in associazioni, gite sociali e circoli degli scacchi, magari assumendo all’uopo dei giovani.
- Interventi seri sulla cultura, che da che mondo è mondo, tranne che in Italia, è anche un’industria e dà lavoro; però, moratoria di dieci anni sui piagnistei, che non devono essere finanziati.
- Lo stesso per il turismo, che non è solo bagni fino all’ombelico come so io. Non mi ripeto.
- Varie ed eventuali, ma sempre e solo produzione e lavoro.
Altrimenti, del 209 immaginari o genuini miliardi, ci resteranno solo debiti.
Ulderico Nisticò