7 ottobre 1571


San Pio V

 I Turchi, già padroni dell’Anatolia e dei Balcani, nel 1453 conquistarono Costantinopoli (per loro, Istanbul), e il sultano – particolare molto significativo e inquietante – si proclamò anche imperatore dei Romani.

 Nel 1480, il primo attacco all’Occidente: a Otranto, dove vennero decapitati ottocento cittadini che si rifiutavano di abiurare alla Fede. Accorse il principe ereditario Alfonso con un forte esercito. Comandava la cavalleria Nicolò Picardo, il fratello di latte di san Francesco di Paola, morto martire della Fede. Sono i “Cicco e Cola” della tradizione popolare calabrese.

 Il Regno si dotò di torri di avvistamento, dette cavallare. La nostra si chiamava di Galilea; o, per antonomasia, “u Turrazzu”. I borghi, già eredi della linea difensiva dell’Impero Romeo, vennero muniti di fortificazioni: ne rimane la toponomastica di Piazza Castello in più luoghi; o “Picocca”.

 Nel 1565 una grande flotta turca assalì Malta, feudo dell’Ordine, che resistette con valore per mesi, prima di ricevere vittoriosi “soccorsi” dalla Sicilia e dalla Spagna.

 Cadde in mano turca Cipro, isola veneziana, e tornò evidente la minaccia all’Occidente. Papa san Pio V (Marcello Ghisleri) condusse un’abile e autorevole azione diplomatica, creando una Lega tra Venezia, gli Stati italiani e Filippo II re delle Spagne; al comando di don Giovanni d’Austria, figlio naturale di Carlo V.

 Si raccolsero a Messina 220 navi, di cui 120 veneziane con le sei possenti galeazze. Predicò alle truppe padre Lattanzio Arturo da Cropani, grande oratore. Si legga Cropani a Lepanto. La predica della Nave Cristiana e la Predica della Vittoria Navale di fra Lattanzio Arturo da Cropani, a cura di Ulderico Nisticò e Paola Bianco, 2006.

 Superate per volontà del papa le esitazioni spagnole, la flotta puntò sulla Grecia. Il 7 ottobre 1571 la flotta italospagnola ottenne una netta vittoria, dimostrando una volta per tutte la superiorità navale sui Turchi. Da allora continueranno, in modo sporadico, attacchi e saccheggi; ma non più tentativi di conquista per mare. Per terra, porrà fine alle ambizioni turche la grande battaglia di Vienna del 1683, vinta dalla città e da Giovanni Sobieski re di Polonia.

 Torniamo a Lepanto. Avvertito prodigiosamente da un angelo, il papa proclamò il titolo di Madonna della Vittoria; preferì poi quello di Madonna del Rosario. Era un domenicano, e anche da papa continuò a portare il saio; ed è da allora che i papi vestono di bianco.

 Fiorirono, e molte vivono ancora, le Confraternite del Rosario; vi è intitolata la chiesa in “Santa Maria di Poliporto”, la parte più antica della Marina.

 La Calabria a Lepanto fu in prima linea. Troviamo soldati di Tropea e di Badolato, fanti tra le truppe di Prospero Colonna e sulle galee siciliane di Ramirez. Armarono navi Francoperta, Geria, Ferrante, de Cicco, Bosurgi, Galimi da Reggio; Carnevale da Stilo; Cavallo, Ventura da Amantea; Commercio da Francica; Coco, Comperatore, Falletti da Terranova; Manuardi da Rogliano; Parisio da Cosenza; Grandopoli da Corigliano; Merenda da Paterno; Marullo conte di Condojanni; il Corsale di Castelvetere (Caulonia), terrore dei Turchi; tre navi di Tropea; due di Reggio; due dei Passacalò di Seminara; una dei Marini con Milio da Melicuccà; Cecco Pisano; Cavallo di Amantea. Fazzari, Sudano, Barone, Carrozza, Portogallo, Frezza, Galluppi, di Francia, Brisbal conte di Briatico cadranno in battaglia.

 Che brutta cosa, fare lo storico! Non possiamo infatti dimenticare che il bey di Tunisi, schierato con il sultano, era Ulugh Alì (Occhiali, Occhialì, Uccialli…), nato a Isola C. R., o secondo altri a Cutro, come Dionigi Galeni o Dionigi di Bini, rapito da ragazzo, e la cui carriera di pirata e guerriero e bey si concluderà con il comando della flotta del sultano.

Ulderico Nisticò