7 e 8 settembre 1943, anche a Soverato


 Il 7 settembre 1943, la contraerea di Soverato, sita nel “Chianu da batteria”, oggi Giardino Botanico, abbatteva un aeroplano americano. Il pilota si salvò atterrando alla Punta; catturato dalla popolazione, venne consegnato ai Carabinieri, allora in via S. Maria di Poliporto. Il 9 arrivò un reparto canadese, ma intanto ra stato dichiarato l’armistizio, l’8. Dichiarato, perché era già stato firmato, in segreto, il 3, a Cassibile nella Sicilia occupata dagli Angloamericani.

 Ecco un esempio nostrano della gran confusione che obnubilò l’Italia dal luglio. Il nemico era sbarcato in Sicilia, contrastato non dico proprio solo, ma soprattutto da forze germaniche. Alcuni reparti italiani avevano mostrato demoralizzazione e collasso militare.

 Il 25 luglio, il Gran Consiglio del fascismo metteva in minoranza Mussolini, che veniva deposto da Vittorio Emanuele III, e di fatto arrestato; lo sostituì Badoglio. I fascisti non reagirono. La Germania figurò di considerare la cosa un affare interno italiano, ma si preparò a ogni evenienza.

 L’Italia subiva intanto terribili bombardamenti aerei. La Calabria, fino ad allora retrovia, subì gravi devastazioni: ricordiamo la distruzione del Duomo di Catanzaro con oltre 160 morti; anche Soverato venne colpita.

 Persa la Sicilia, mentre i Tedeschi si ritiravano in buon ordine per vie interne, i Comandi italiani tentavano una linea di difesa sulla Sila: i quattro cannoni di Soverato vennero trasferiti a Sersale; il reparto di fanteria di presidio si portò a Badolato, combattendo valorosamente tre giorni.

 Firmato l’armistizio segreto del 3, Badoglio probabilmente sperava in un rovesciamento di fronte, cioè di passare contro i Tedeschi, venendo accettato nelle file degli Angloamericani. Aveva persino suggerito loro un buon piano: difendere Roma con l’aiuto di truppe americane aerotrasportate; e sbarcare in Toscana. Al nemico non interessava, e tanto meno intendeva avere un’Italia alleata, ma solo occupare il territorio. Impose perciò di rendere pubblico l’armistizio, il che avvenne la mattina dell’8.

 Dello stato dei fatti erano a conoscenza solo Badoglio, il re e qualche altissimo ufficiale di stanza a Roma; ne stavano del tutto all’oscuro non solo truppe e comandi posti in Italia, Francia, Corsica, Balcani, Albania e Grecia, ma persino il comandante della flotta, l’ammiraglio Bergamini. E fu il disastro.

 I Tedeschi, certo da tempo bene organizzati a tal fine, attaccarono dovunque gli Italiani, i quali, senza ordini, senza notizie e colti di sorpresa, quasi mai reagirono. Si ricordano solo dei brevi combattimenti a Roma; e scontri a Lero, Cefalonia e in Sardegna. L’episodio più notevole, e coperto ancora da molti dubbi, riguarda la squadra navale di Spezia, che ricevette all’improvviso l’ordine di consegnarsi a Malta; ma Bergamini, che era sulla corazzata Roma, condusse le navi non ad est ma ad ovest della Sardegna, e c’è chi pensa volesse andare in Spagna e non a Malta: non sapremo mai la verità, perché un aereo germanico lanciò una colossale bomba filoguidata sulla nave, e la fece esplodere con tutto l’equipaggio e lo stesso ammiraglio. La flotta proseguì per Malta, dove venne disarmata.

 Questi i fatti, e non sono belli, e ogni tentativo di nobilitarli è palesemente fallito. Nei venti mesi seguenti accaddero poi molte altre cose, e ne abbiamo già detto e ancora ne diremo. Qui volevo solo ricordare l’8 settembre in Italia, e anche quanto si vide in quei giorni a Soverato.

Ulderico Nisticò