Il 4 novembre di cento anni fa, veniva proclamata la vittoria italiana e veniva dichiarata la fine di un lungo e sanguinoso conflitto che costò decine di milioni di caduti sui campi di battaglia e, dopo, a operazioni militari concluse, altri milioni di morti o di invalidi. Non bisogna cadere nel solito errore di effettuare un mero esercizio di “memoria” con una celebrazione di pura forma, l’importanza di questa storica data impone una riflessione che non sia solo rivolta al nostro passato ma diventi necessaria per costruire il nostro futuro. Nelle trincee della prima guerra mondiale- e non in un processo di “unificazione” imposto dall’alto e sotto forma di colonizzazione- intere generazioni provenienti da ogni angolo d’Italia, per la prima volta, si trovarono fianco a fianco per difendere i confini della neo nata nazione.
La condivisione della dura vita del fronte- fatta di sofferenze, ferite e malattie- creò quel legame indissolubile tra la particolarità delle varie identità territoriali, per troppo tempo divise ed in conflitto, generando una grande famiglia: l’appartenenza alla comunità nazionale. Il sangue versato dai nostri caduti, a cui oggi va il nostro pensiero, fece superare le differenze linguistiche- l’Italia dei dialetti e dei campanili- facendo nascere di fatto la nostra identità.
Nel centenario della Vittoria, ci saremmo aspettati che le istituzioni politiche e scolastiche si facessero promotrici di eventi culturali che coinvolgessero i bambini ed i ragazzi delle nostre scuole per far riscoprire queste bellissime pagine di storia che ci vedono protagonisti. La Brigata Catanzaro, costituita da circa 6000 fanti calabresi, fu uno dei reparti impiegati sempre in prima linea nelle numerosissime trincee e come non menzionare la celebre battaglia sul Monte Mosciagh? Il bollettino di guerra del 29 maggio del 1916, a firma del generale Cadorna, diceva testualmente: “Sull’altopiano di Asiago, le nostre truppe occupano attualmente, affermandovisi, le postazioni a dominio della conca di Asiago. Un brillante contrattacco delle valorose fanterie del 141° reggimento (Brigata Catanzaro) liberò due batterie rimaste circondate sul Monte Mosciagh, portandone completamente salvo i pezzi”.
Questa vicenda guadagnò la prima pagina su La Domenica del Corriere che, con una bellissima illustrazione di Achille Beltrame, facendo conoscere all’Italia intera come “Un brillante contrattacco dei valorosi calabresi del 141° fanteria libera due batterie rimaste circondate sul Monte Mosciagh.” Da questa gloriosa pagina nacque il celebre motto: Su Monte Mosciagh la baionetta recuperò il cannone e,nel 1916, il Re concesse al Reggimento la medaglia d’oro al valore militare con questa motivazione: ” Per l’altissimo valore spiegato nei molti combattimenti intorno al San Michele, ad Oslavia, sull’Altopiano di Asiago, al Nad Logem, per l’audacia mai smentita, per l’impeto aggressivo senza pari, sempre e ovunque fu di esempio ai valorosi (luglio 1915 – agosto 1916).”
Per questi motivi commemorare la Giornata dell’Unità Nazionale non significa innanzitutto ricordare l’armistizio di Villa Giusti, né solamente onorare i molti caduti in guerra, quanto far sì che quelle vite non siano state sacrificate per nulla, gettate nell’impersonale fossa comune della Storia, ma siano ancora e ancora l’alimento irrinunciabile della nostra sempre odierna identità. È per rinnovare questo spirito che l’Associazione Culturale “Terra di Mezzo” lancia un appello simbolico, ma importante per ricordare (etimologicamente: rimettere al cuore) quel passato che non è un cimelio impolverato al quale destinare culti caricaturali, ma il lessico e la fiera sostanza del nostro futuro.