25 Aprile: il mio modesto contributo alla pacificazione nazionale


 Parafrasando una cinica ben nota battuta, amici lettori, v’informo che quando cade un regime se ne fa un altro. I generali di Napoleone rimasero – quasi tutti, tranne casi particolari come Bernadotte, Murat e Ney – in servizio con Luigi XVIII; e Soult fu primo ministro di Luigi Filippo. Patton, generale americano governatore della Germania Ovest, richiamò al lavoro i funzionari hitleriani, concedendo loro una frettolosa e irreversibile denazificazione, a parte una decina di processati già condannati prima. Togliatti fece una bella amnistia, di cui si giovarono i partigiani (il loro numero era modesto), e un milione di fascisti della Repubblica Sociale, tra cui mio padre ufficiale della Muti; e i fascisti ripresero a dichiararsi, con qualche giro di parole, fascisti: il 26 dicembre 1946 venne fondato il Movimento Sociale (RSI/MSI), che, a onta della futura XII disposizione eccetera, venne sì sciolto… ma da Fini e soci nel 1995; e dopo aver preso cinque milioni e mezzo di voti pochi mesi prima!

 Qui ci scappa la citazione classica, se no non mi sento a mio agio. Augusto, ormai al potere senza rischi, faceva amnistie a tutto spiano. Tra gli amnistiati, Orazio, il quale, in bei versi, esulta per il perdono di un Pompeo suo amico, e celebra l’altro amico, Augusto, che quello “redonavit Quiritem dis patriis Italoque caelo”. Restava qualche nostalgico della repubblica come Tito Livio, inoffensivo, anzi utile alla gloria di Roma. Orazio, però, non esita a ricordare che era stato a Filippi a combattere, anche se con pessimi risultati (“minaces turpe solum tetigere mento”), contro Ottaviano e Marco Antonio allora amiconi, poi nemici; però Orazio nomina solo, e alla fine con stima, Cleopatra.

 Conclusione: il contributo alla pacificazione è raccontare la verità nuda e cruda. Ci sarebbe un mio libro, ma chi non vuole leggere, si becchi un sunto dei fatti 1940-45.

– 1940, l’Italia fascista entra in guerra CONTRO Francia e G. Bretagna, alleandosi a tale scopo con la Germania.

– 1940-43: le sorti della guerra sono variegate, con vittorie e sconfitte nei fronti di Francia, Africa Orientale, Libia, Egitto, Tunisia, Algeria, Grecia, Balcani, Russia; e Mediterraneo, Atlantico, Indiano; e relativi cieli. In tutti questi fronti, le ffaa italiane sono state affiancate, in modo sostanzioso, da quelle tedesche, senza mai alcun contrasto.

– Primavera 1943: persa l’Africa, l’Italia subisce l’invasione della Sicilia.

– 25 luglio 1943: avvenimenti tuttora poco chiari portano i gerarchi fascisti a mettere in minoranza Mussolini, che viene deposto dal re e sostituito con Badoglio.

– Il regime fascista cade senza reazioni da parte dei fascisti, e nemmeno azioni di segno contrario.

– Badoglio apre trattative segrete, sperando di passare dall’altra parte. Invano, e l’8 settembre gli viene imposto di dichiarare l’armistizio. Cronaca locale: nel pomeriggio del 7 settembre, intanto, la contraerea italiana posta sull’attuale Panoramica aveva abbattuto un aereo statunitense, il cui pilota, catturato dalla popolazione, venne consegnato ai Regi Carabinieri, allora siti in via Poliporto.

– Infatti nessuno sapeva niente, e nemmeno gli alti comandi allora in Grecia, Albania, Montenegro, Croazia, Dalmazia, Francia e nello stesso territorio nazionale.

– Alla notizia dell’armistizio, la Germania, applicò il casus foederis, e, già preparata a ogni evenienza, attaccò le truppe italiane, che, colte di sorpresa, si dissolsero. Sono ricordati alcuni episodi a Roma, Lero, Cefalonia.

– Alcuni militari monarchici, e alcuni combattenti politici, formarono bande di “partigiani” che operarono in zone isolate di montagna, senza quasi mai combattimenti, ottenendo però di tenere impegnate forze tedesche e fasciste. Pubblicazioni ufficiali dell’immediato dopoguerra dichiarano un totale di 80.000 partigiani, ma se ne dubita.

– I fascisti, e per loro ripresa morale e per evidenti indicazioni tedesche, costituirono la RSI, che, sia pure caoticamente, mise assieme un milione di armati, incluse le Ausiliarie.

– La guerra divenne anche guerra civile, con episodi di orrenda violenza, come sempre accade in una guerra civile e quando si ha a che fare con la guerriglia. Esempio opposto: nulla del genere accadde in Germania, la quale combatté fino all’ultimissimo giorno, però con le sue truppe regolari contro le truppe regolari angloamericane e sovietiche, e senza implicazioni politiche.

– Negli ultimi giorni di aprile le truppe angloamericane arrivarono nella Pianura Padana, seguite, e quasi mai precedute, da qualche formazione partigiana. Accaddero fatti di sangue, prima che venisse riportato l’ordine.

– I singoli fascisti e i singoli antifascisti, alcuni di questi fascisti fino al 1943, ebbero sorti o presero decisioni o capitarono ciascuno per conto suo; e molti avvenimenti italiani dei decenni seguenti andrebbero studiati anche sotto questa luce… o sotto questo buio. Vi ricordate Gladio? O quando la Giulio Cesare, corazzata italiana ceduta alla Russia, salto in aria nel porto di Sebastopoli? Eccetera.

 Ecco solo alcuni dei fatti. Che bisogna volere, dunque, se ci vogliamo pacificare? Tappare la bocca ai partiti, i quali, palesemente, mirano alla prossima campagna elettorale, e del resto non sono associazioni di storiografi e filosofi, bensì partiti politici, e fanno il loro lavoro di propaganda; raccontando la storia in modo molto approssimativo.

 Del resto, la Meloni è nata nel 1977; allora io, nel mio piccolo, ero componente del Comitato Centrale del MSI allora anche DN; quando la Meloni aveva vent’anni, nel 1997, il MSI-DN non c’era più da due. La Schlein è addirittura del 1985, quindi la notizia della caduta del comunismo in Europa l’avrà raggiunta all’asilo. Spererei che entrambe abbiano studiato gli avvenimenti di cui sopra, ma, francamente, non lo credo; ed è anche logico, perché una fa il presidente del Consiglio e l’altra più o meno il capo dell’opposizione, entrambe tentando di propugnare qualcosa per il 2023 e non per il 1943. Quod est factum, non potest fieri infectum. Io avrei preferito che vincessimo ad Alamein, ma è andata in un altro modo.

 Del resto io, storico dilettante, alla fine del conti mi curo del 1943 con la stessa partecipazione che riservo ai fatti dell’888, quando Niceforo riconquistò la Calabria dai Saraceni. Vero che rappresenteremo tali avvenimenti a Badolato sotto forma di spettacolo teatrale, ma dall’888 al 2023 è trascorso un bel po’ di tempo…

 …e, quanto al 1943-5, ecco un’altra botta di cultura. Augusto morì nel 14 dopo Cristo; il prozio Cesare era stato ucciso nel 44 avanti; Cicerone, ucciso anche lui, nel 43. Fatevi due conti, e capirete questa frase di Tacito: negli ultimi anni di Augusto “quanti erano rimasti che potevano ricordarsi della repubblica?” Si studiava a scuola, la repubblica, e nessuno ne negava l’esistenza; ma era acqua passata per tutti.

 Ecco, per la pacificazione c’è una sola via: raccontare la verità. La verità è che nel nuovo assetto antifascista ci sono i Patti Lateranensi, art. 7 dei principi fondamentali, firmati da Mussolini; e il Codice Penale è del 1930, quello Civile è del 1942, con qualche modifica, ma i frontespizi parlano chiaro: mi correggano gli avvocati; e la scuola funziona con Gentile, 1923, e Bottai 1939; e se qualcuno mi copia, scatta una legge del 1941 sul diritto d’autore… Qualcuno piange perché furono fatte le bonifiche invece di lasciare le paludi, ma pazienza, a tutti può venire un’idea balzana…

 Vero anche che abbiamo perso la guerra; ma né io posso inventarmi che l’abbiamo vinta, o che il fascismo sia stato tutto rose a fiori; né qualcuno può vantarsi che a vincere, dall’altra parte, siano stati gli antifascisti. Chi vince la guerra non si vede togliere, come accadde all’Italia, 25.000 kmq di territorio, e non si trova zeppo di basi americane: USA, nemmeno NATO.

È andata così, tra il 1940 e il ’45. Quando lo ammetteremo, si farà una specie di rancorosa pace civile; e i nostri nipoti studieranno (forseeeee!) quei fatti in un trafiletto del libro di storia. Già oggi, provate a chiedere qualcosa a un ragazzo bravo e studioso di Liceo, e vediamo che ne sa.

Ulderico Nisticò