Che nessuno pensasse a una guerra europea, la prova è sotto gli occhi: l’attuale EUR di Roma nasce con la denominazione di “E[sposizione universale] [19]42”; vi dovevano dunque partecipare in pace, come in ogni Esposizione dall’Ottocento, tutti gli Stati d’Europa e del mondo. La guerra scoppiò, nel 1939, per le cause che diremo, ma non secondo un piano preordinato di nessuno, tanto meno dell’Italia. E numerosi erano stati gli atti politici volti ad evitare le guerre.
Nel 1933, Mussolini propose il Patto a quattro con Francia, Gran Bretagna e Germania, per risolvere d’accordo le infine questioni di confini ed etnie lasciate aperte dal dissennato trattavo di Versailles del 1919, e seguenti eventi. Per farla breve, la Polonia su 30 milioni di abitanti ne contava 10 di allogeni; la Cecoslovacchia era un’arlecchinata di popoli, e la “minoranza” più numerosa era quella tedesca!
Due guerre erano state combattute, negli anni precedenti: la Guerra d’Etiopia del 1935-6, e la Guerra civile spagnola dal 1936 al ’39. Entrambi i conflitti erano stati accuratamente circoscritti; nel 1938, la stessa Gran Bretagna aveva riconosciuto l’Impero italiano d’Etiopia; in Spagna c’era stato un determinante intervento italiano a fianco di Franco, con marginale presenza tedesca, mentre la Francia e l’URSS aiutavano con mezzi la Repubblica e i comunisti: ma tutti evitarono scontri diretti, e la stessa Italia, dopo la vittoria, si affrettò a ritirare le sue truppe.
Nel 1938, i Tedeschi dei Sudeti chiesero con forza di passare alla Germania. Mussolini convocò la Conferenza di Monaco con Germania, Francia e Gran Bretagna, e risolse il problema in modo diplomatico. I soli colpi di fucile – in aria – furono quelli degli Slovacchi stufi dell’oppressione democratica di Praga. L’inesistente Cecoslovacchia si sfasciò; del resto, si sfascerà, caduto il comunismo, nel 1992 senza bisogno di aiuto; e oggi ci sono due Stati.
L’Ungheria minacciò di intervenire con le armi per recuperare il milione di Magiari rimasti nella ormai cessata Cecoslovacchia, e nei confini della Slovacchia. Italia e Germania, con l’Arbitrato di Vienna Ciano – Ribbentrop (2.11.1938), evitarono la guerra.
Lo stesso quando l’Ungheria richiese la Transilvania rimasta alla Romania: Secondo Arbitrato (30.8.1940).
Restava il problema di Danzica, che nel 1919 era stata eretta in Città libera per nessun motivo se non una reminiscenza napoleonica; a maggioranza tedesca, era amministrata da nazionalsocialisti. La Germania la richiese, con un “corridoio”.
La Polonia entro i confini del 1922 era stata nemica di tutti i suoi confinanti, soprattutto della Germania di Weimar. Giunto al potere, Hitler aveva mutato politica, firmando un Patto di non aggressione; la Polonia se ne era avvantaggiata legalizzando la conquista di Vilnius (Vilna) lituana, e impadronendosi, nel 1938, delle miniere già cecoslovacche di Tesin. Versava in grame condizioni di “polverizzazione” tra decine di partiti, e infine sotto al dittatura di un tale Beck. Gran Bretagna e Francia riuscirono ad attirarla dalla loro parte, persino con la folle promessa di un esercito francese via Mar Nero! Al culmine della crisi, Beck dichiarò: “Entro una settimana saremo a Berlino”. Andò tutto il contrario, quando scoppiarono – in circostanze mai ancora chiarite – le ostilità (1.9.1939), e fu vano, contro i carri tedeschi, l’eroismo delle settecentesche divisioni di cavalleria polacche!
Intervenne, dopo il Patto Ribbentrop – Molotov, l’URSS, che riconquistò i territori persi con la sconfitta di Trotskij nel ’21 a Varsavia, e che erano abitati da popolazioni russe e ucraine.
Da quel settembre 1939, non successe più niente fino al maggio del 1940, tranne brevi scontri per l’occupazione della Norvegia, con successo della Germania; e qualche episodio di guerra navale. A Natale del 1939, i soldati francesi e tedeschi si scambiarono gli auguri. I Francesi chiamarono ciò “drôle de guerre”: la guerra falsa.
L’URSS si era fermata, paga degli acquisti; negli USA, Roosevelt si fece eleggere, illegalmente per la quarta volta, promettendo di non entrare in guerra. L’Italia dichiarò una “non belligeranza” simile alla neutralità.
Nel maggio del 1940, Hitler decise l’attacco alla Francia, con un piano, da lui personalmente concepito, che tagliava fuori la poderosa e inutile Linea Maginot, e sferrava l’assalto di sette potentissime divisioni corazzate, protette dall’aviazione, che sgominarono le fanterie francesi, rimaste ostinatamente al 1918 e per armamenti e per mentalità. Vincitori a Sedan (curioso: dove nel 1870 era stato sconfitto e fatto prigioniero Napoleone III), i carri di Guderian si aprirono a ventaglio, trovando come sola resistenza le strade intasate di fuggiaschi; e per la quarta volta dopo il 1814, il 1815 e il 1871, i Tedeschi occuparono Parigi. Vi resteranno, indisturbati e comodi, fino al 1944.
La vittoria tedesca indusse all’intervento il riluttante Mussolini: era il 10 giugno 1940, ottant’anni fa.
Ulderico Nisticò